Stipendio medici: quanto guadagna un medico?

Sergio Mancuso

Lo stipendio di un medico

La professione medica è da sempre considerata una delle più nobili e impegnative, richiede ovviamente anni di studio e tirocinio nonché dedizione e un costante aggiornamento professionale.

Tuttavia, una delle domande più frequenti riguarda la retribuzione e sempre più persone si chiedono quanto guadagna un medico prima ancora di intraprendere la carriera in questione. Il problema sta nel fatto che non sempre lo stipendio medio di un medico soddisfa le aspettative, in particolare in Italia.

Il tema degli stipendi dei medici è spesso oggetto di dibattito pubblico, soprattutto quando si parla di carenze di personale, fuga di cervelli all’estero o condizioni di lavoro nel servizio sanitario nazionale.

Lo stipendio di un medico varia a seconda di svariati fattori e tra questi vi è la specializzazione, il tipo di struttura sanitaria e la tipologia di medico prescelto.

L’Italia poi ha visto, in questo ultimo periodo, uno spostamento del settore dal pubblico verso il privato o ancora di più verso l’estero di coloro che hanno come obiettivo quello di incrementare i propri guadagni oppure semplicemente essere ripagati adeguatamente dal lavoro cruciale che si svolge o dalle fatiche fatte per arrivare a poter svolgere questo mestiere tanto delicato.

Se stai pensando di intraprendere la carriera medica, è fondamentale svolgere un’analisi accurata di quanto sia non solo nobile ma anche profittevole questa professione, nonché ampliare lo sguardo per scoprire quale specializzazione permette di guadagnare meglio e in quale paese europeo lo stipendio è più alto.

Chi è già nel settore sanitario potrebbe invece voler confrontare il proprio stipendio con quello di colleghi di altre specializzazioni o di altri Paesi e pensare di integrare la propria pratica medica pubblica con quella in studio privato.

In questo articolo, esploreremo in dettaglio gli stipendi dei medici in Italia, analizzando le differenze tra le varie specializzazioni e confrontandoli con quelli dei colleghi europei.

Qual è lo stipendio medio dei medici in Italia?

In Italia, lo stipendio di un medico varia in base a numerosi fattori, tra cui esperienza, ruolo, settore pubblico o privato, e regione in cui opera.

I medici ospedalieri sono professionisti sanitari che operano all’interno degli ospedali pubblici e privati, offrendo cure ai pazienti ricoverati e ambulatoriali. Nel contesto del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), questi medici lavorano come dirigenti medici e possono appartenere a diverse specializzazioni, tra cui chirurgia, anestesia, cardiologia e neurologi.

Il loro stipendio varia in base all’anzianità e al ruolo che ricoprono, ma in genere gli stipendi si attengono all’Accordo Collettivo Nazionale (ACN) per il biennio 2016-2018 per i medici di medicina generale firmato nel 2022.

  • Medico neoassunto (0-5 anni di servizio): circa 60.000 euro lordi annui.
  • Medico con 5-15 anni di esperienza: circa 80.000 euro lordi annui.
  • Medico con oltre 15 anni di esperienza: circa 85.000 euro lordi annui.
  • Primario ospedaliero (Direttore di Struttura Complessa): fino a 110.000 euro lordi annui.

Al netto delle imposte, un medico ospedaliero con esperienza percepisce circa 3.500 – 4.500 euro al mese.

Quanto guadagna un medico di base?

Altra categoria è quella dei medici di medicina generale o medici di base, conosciuti anche comunemente come medici di famiglia che lavorano in convenzione con il SSN e la cui retribuzione dipende dal numero di assistiti. In media un medico di base che gestisce 1000 pazienti può avere un guadagno lordo di 60.000 euro annui, mentre con 1500 pazienti è possibile raggiungere anche i 100.000 euro anni.

Questa tipologia di medico però dovrà sostenere in maniera autonoma le spese per lo studio, la segreteria, il personale e molto altro, ma è pur vero che alcuni medici di base con una gestione efficiente possono superare anche i 120.000 euro annui.

Quanto guadagnano i medici specialisti?

Lo stipendio di un chirugo varia dalla professione.

In Italia, le retribuzioni dei medici specialisti variano significativamente in base alla specializzazione, all’esperienza, al contesto lavorativo (che sia pubblico o privato) e alla regione in cui operano. Gli anestesisti, ad esempio, tendono ad avere stipendi medi che variano tra 60.000 e 180.000 euro lordi all’anno, mentre i chirurghi possono avere stipendi medi intorno ai 125.000 euro l’anno, con variazioni basate sull’esperienza e sulla sotto-specializzazione scelta.

Il reddito dei medici specialisti può variare enormemente in base alla specializzazione e al contesto lavorativo, ma in genere le specializzazioni più remunerative sono tipicamente quelle che richiedono alta competenza tecnica e un grande investimento in formazione.

Uno stipendio minimo si aggira intorno ai 2.500 euro mensili fino a un massimo di 10.000 euro al mese circa. Di media un medico specialista percepisce dai 2.500 euro al mese fino ai 5.400 euro all’inizio del rapporto di lavoro, dopo cinque anni la retribuzione cresce e può raggiungere anche i 6.500 euro al mese per una settimana di 40 ore lavorative.

Lo stipendio degli specializzandi in medicina

Quello della specializzazione medica in Italia rappresenta un percorso cruciale nella formazione di un medico durante il quale si acquisiscono competenze avanzate in una determinata area della medicina. Durante questo periodo gli specializzandi ricevono una retribuzione composta da una parte fissa e una variabile. La componente fissa ammonta a circa 20 mila euro lordi l’anno, mentre la parte variabile dipende dall’anno di corso e dalla durata complessiva della specializzazione.

Nei primi due anni, lo stipendio mensile si aggira intorno ai 2 mila euro dai quali vengono detratti i contributi previdenziali e pensionistici portando il netto mensile a 1500 euro e poi 1700 negli anni successivi ai primi due. Inoltre, gli specializzandi devono sostenere il pagamento delle tasse universitarie che vanno a influenzare i reddito netto.

Spesso un contratto di formazione specialistica prevede un impegno lavorativo di 34 ore settimanali in attività cliniche e 4 ore dedicate all’aggiornamento professionale, per un totale di 48 ore settimanali. La specializzazione dà diritto a un giorno libero a settimana e alle ferie annuali, nonché alla possibilità di svolgere parte della formazione in strutture esterne, anche all’estero per aumentare l’efficacia del periodo di formazione.

Un medico specialista può fare anche il medico di base?

Lo stipendio di un medico di base

Per chi vuole massimizzare il proprio stipendio esiste la possibilità di coniugare l’attività specialistica con quella di medicina generale? Vediamo cosa dice la legge italiana: un medico specialista può esercitare anche come medico di medicina generale, ma questo solo a patto che soddisfi i requisiti richiesti per entrambe le sue funzioni ovviamente.

Andando sul pratico la coesistenza delle due attività professionali è soggetta a precise condizioni normative e organizzative. Per svolgere il ruolo di medico di base, è necessario:

  • Aver completato il corso triennale di formazione specifica in medicina generale;
  • possedere una specializzazione considerata equivalente, secondo la normativa vigente.

Ecco che, uno specialista può essere inserito negli elenchi dei medici specialisti e in quelli di medicina generale, ma solo a condizione che rispetti i limiti di orario e incompatibilità fissati dall’ACN (Accordo Collettivo Nazionale), per esempio,il medico che sceglie di esercitare entrambe le funzioni deve rispettare il tetto massimo di ore settimanali e garantire la continuità assistenziale ai pazienti.

Questo significa che, in assenza di conflitti d’orario, con uno studio privato e con una corretta pianificazione, un cardiologo, un dentista o un altro specialista può svolgere anche l’attività di medico di base e massimizzare i propri guadagni e ottenere uno stipendio più alto, questo a patto di tanti sacrifici ovviamente.

Quanto guadagnano i medici in Europa?

Situazioni ben diverse si presentano nei paesi dell’Europa dove lo stipendio dei medici varia a seconda dell’economia nazionale, il costo della vita nonché le politiche sanitarie. Secondo l’analisi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), il salario medio lordo di un medico ospedaliero in Italia è di circa 86.000 euro all’anno.

Il dato che però va considerato riguarda il potere d’acquisto per cui lo stipendio vale circa 105.000 dollari. In questo senso l’Italia si posiziona tra i paesi europei con le retribuzioni mediche più basse d’Europa. In confronto, in Germania, i medici ospedalieri percepiscono un salario medio lordo di circa 188.000 dollari, mentre nei Paesi Bassi si arriva a 192.000 dollari.

Paesi come Spagna e Francia presentano retribuzioni simili all’Italia, con stipendi medi di 107.000 e 105.000 dollari. Sono queste le discrepanze salariali che contribuiscono alla migrazione di molti medici italiani verso l’estero in cerca di migliori opportunità economiche e anche professionali.

Pubblico o privato: qual è meglio nella carriera medica?

La scelta tra il settore pubblico e quello privato rappresenta una delle decisioni più importanti per un medico specializzato poiché influenza non solo il suo stipendio e il suo reddito complessivo ma anche il percorso professionale, la qualità della vita e le prospettive di crescita. Spesso i professionisti optano per una combinazione di entrambi per massimizzare le opportunità di guadagno.

In pratica, lavorare nel pubblico garantisce più stabilità lavorativa grazie ai contratti nazionali che regolano gli stipendi, progressioni di carriera e diritti dei dipendenti. In questo caso gli stipendi dipendono fortemente dall’anzianità e dal ruolo ricoperto come specificato sopra, con un range che va dai 2500 ai 3000 euro netti al mese.

Il pubblico offre quindi tante garanzie ma i guadagni in questo caso hanno un tetto massimo stabilito contrattualmente e le possibilità di crescita economica si riducono perché collegate a concorsi interni o scatti di anzianità, che spesso sono lenti e competitivi.

Di contro il pubblico offre la possibilità di ottenere ruoli dirigenziali in reparto, incarichi accademici in università e gestire quindi casi complessi in ospedale, avere accesso a risorse avanzate di diagnostica e terapie innovative, aspetto ideale per i medici che vogliono fare ricerca.

La libera professione in medicina

Nel settore privato, un po’ come in altre professioni, i guadagni dipendono in gran parte dalla domanda di servizi medici e dalla capacità del professionista stesso di trovare pazienti. Molti medici specialistici lavorano in cliniche private e aprono il proprio studio e raggiungono cifre ben più elevate rispetto ai colleghi del settore pubblico, ma i numeri sono influenzati anche da fattori come la reputazione del medico, la posizione geografica e la tipologia di clientela acquisita.

Uno dei principali vantaggi del settore privato è la maggiore libertà nella gestione del tempo e del carico di lavoro. A differenza dell’ospedale, dove gli orari sono rigidi e vincolati dai turni, nel privato il medico può decidere quanti pazienti vedere, con quale tariffa e in quali giorni lavorare. Questo consente di conciliare meglio la professione con la vita personale, ma al tempo stesso richiede un forte spirito imprenditoriale e la capacità di gestire una clientela in modo efficace.

La libera professione è sicuramente l’opzione più redditizia ma anche la più impegnativa che spesso richiede un investimento iniziale significativo, ad esempio per aprire uno studio medico e tutti gli oneri fiscali e previdenziali sono a carico del medico. D’altra parte chi riesce a costruire una solida reputazione può ottenere entrate molto elevate

Ad esempio, specialisti in dermatologia, odontoiatria o chirurgia plastica che lavorano esclusivamente in regime privato possono arrivare a guadagni superiori ai 500.000 euro annui, soprattutto se affermati in città con una forte domanda di servizi medici di alto livello.